All’età di due/tre anni abbiamo notato che il pettorale e di conseguenza il capezzolo destro del nostro bimbo risultava essere rientrante e, essendo presente anche una costola più sporgente, su consiglio del pediatra abbiamo eseguito dei raggi. La radiografia, eseguita nel corso del terzo anno di vita, non aveva evidenziato nulla di anomalo. Da questo responso, abbiamo dunque atteso qualche anno per capire se la situazione si sarebbe sistemata da sola con la crescita.
All’età di 6 anni, iniziata l’attività di nuoto agonistico, la differenza tra i due pettorali era sempre più marcata e lo stesso pediatra ci prescrive una visita fisiatrica. La fisiatra ha subito ipotizzato la sindrome di Poland, che però ha voluto indagare con una ecografia. L’ecografia ha poi confermato la diagnosi di questa sindrome, seppur presente in forma lieve.
Nel nostro bimbo la sindrome ha comportato un ipoplasia del grande pettorale che però, fortunatamente, non è stata invalidante anche per merito dell’intervento sullo stile di vita che è stato eseguito: il bambino ha fin dai 3 anni sempre praticato nuoto, che viene considerata l’attività sportiva ideale per un corretto sviluppo della schiena e della postura che ha compensato lo squilibrio dovuto al pettorale non sviluppato.
Ciò che ci sentiamo di sottolineare, è che purtroppo questa patologia sia ancora poco conosciuta e poco trattata: nel nostro caso infatti, dalla diagnosi con ecografia all’intervento fisioterapico necessario sono trascorsi quasi due anni in cui non abbiamo trovato un programma di intervento specifico per questa patologia.
L’inizio del percorso con l’associazione AISP è stato possibile solo grazie alla fisiatra che ha personalmente provveduto a creare un collegamento con questa associazione.